Abbiamo delineato in un
articolo precedente luci ed ombre della
bozza di legge di iniziativa popolare per una "buona scuola" per la Repubblica avanzata da Retescuole. Più le ombre che le luci, volendo deliberatamente essere il nostro contributo un'analisi critica del testo. Ci riservavamo di entrare più dettagliatamente nel merito di alcuni aspetti che ci lasciavano alquanto perplessi. Uno di questi è la questione degli organici. Questione non di poco conto se si pensa che una delle principali critiche che vennero mosse nel 1990 alla legge 148, istitutiva dei moduli e del tempo pieno nella scuola elementare, riguardava proprio questo punto. Si disse infatti che quella legge era stata fatta, dietro le pressioni sindacali, sostanzialmente per aumentare i posti di lavoro nella scuola.
In realtà, se questo era indubbiamente un effetto della 148, il suo cuore pulsante era costituito da un'idea di scuola coerente e lineare, fondata sul "gruppo docente", ritenuto lo strumento organizzativo più idoneo per attuare i Programmi del 1985, stabilendo con ciò uno stretto legame tra "contenitore" e "contenuto" sul piano pedagogico e didattico.
Occorre dire peraltro che in quella fase un'espansione degli organici era possibile (ed infatti lo è stata). La situazione oggi è ben diversa, ed è questo che rende la bozza di proposta di legge di Retescuole - in tema di organici - del tutto irrealistica e insostenibile.